Sabato Valpic n. 6 – 20 settembre

Sabato Valpic n. 6 – 20 settembre –

Jean-Claude Savoy – ex presidente di Chermignon, ex deputato del Vallese

L’Haut-Plateau è la storia di molte storie, perché dal “Mont de Lens” e la sua decina di mayen prima delle bisses del 1450 fino alle 55.000 persone presenti nella località durante la stagione, molta acqua è fluita dalla Lienne e dalla Raspille nel Rodano.

In “Histoires d’Histoires”, Jean-Claude Savoy, ex deputato del Vallese, ultimo presidente di Chermignon e amante dell’Haut-Plateau, è venuto a raccontarci alcune delle storie che fanno la storia.

La storia è prima di tutto geografica, dalla Lienne alla Raspille, dalla Plaine Morte al Rodano. Un territorio a volte ricco di vigneti o boschi, più ostile nelle montagne o negli altopiani che offrono rifugio solo negli alpeggi durante i brevi mesi estivi.

Questa è la storia di un popolo resistente, nella diversità dei suoi raggruppamenti. Comuni, Commissione di Coordinamento, Associazione di Comuni, Borghesie, tutti in una varietà di consorzi e di dicasteri che uniscono una vita sociale che non ha sempre avuto lo stesso punto.

Eppure, il punto di partenza è l’acqua. È l’acqua che ha generato il genio di questo popolo laborioso, che è riuscito a sfruttarla nei suoi bisses. Senza le bisses, la regione sarebbe un deserto senza habitat permanente. Nel XV secolo, ad esempio, lavori titanici completarono la Grand Bisse (di Lens) in 2 anni, sotto il comando non di un ingegnere civile, ma del Priore… Uno dei primi ponti tra l’assenza e l’abbondanza di acqua, visto che ancora oggi prendiamo solo il 10% dell’acqua (resa potabile) disponibile grazie alle precipitazioni che si accumulano durante le stagioni nel nostro ghiacciaio e nei nostri bacini idrici.

L’acqua, “la vita in montagna”, ha finito per creare “la città in montagna”. Il boom degli sport invernali del dopoguerra, i tetti piatti per armonizzare un’urbanistica impaziente di decostruire il legno della miseria, i silos di residenze per il fine settimana per risparmiare una superficie edificabile limitata.

Questa nuova vita, questa nuova città, scuotendo la “Weltanschauung” locale, non senza resistenze, si è insinuata e poi insediata nella civiltà urbanizzata delle attività del tempo libero. Golf, sci, impianti di risalita, la gloria del 1987, ma anche il declino finanziario e il divorzio tra la popolazione e gli impianti di risalita, quando l’avventura in montagna ha lasciato il posto al business.

La politica locale si è arresa? Uno sguardo più attento ci dice il contrario. Il ricordo di illustri personaggi locali e delle loro opere è ancora molto vivo. Le società, le feste e le tradizioni locali continuano senza sosta. A volte si parla di progetti conclusi, aspramente discussi e accuratamente riposti in un cassetto la cui chiave è stata gettata via, ma anche di quelli che sono di attualità e che sicuramente verranno presto messi sul tavolo verniciato del consenso faticosamente conquistato.

In una conclusione costruita come un esercizio di classe (magistrale) sotto forma di alfabeto comico, la provvidenza di un pubblico conquistato ha conservato la lettera “i”, dando al maestro del microfono l’opportunità di estrarre questa saggezza: “i” come qui. Qui non è altrove perché siamo di qui. L’altrove non è qui perché è più lontano. Quando sei qui, non vai da nessun’altra parte, perché questo è il tuo posto. Ma quando vieni da un altro posto, non sei di qui…”.

La presentazione della conferenza di Jean-Claude Savoy e la sua bibliografia (alla fine del file) sono disponibili nell’area riservata ai soci, sotto la voce Valpic Saturdays: https: //valpic.ch/espace-membres/les-samedis-valpic.